Endometriosi: una malattia (non più) silenziosa

L’endometriosi non è più una malattia silenziosa.

L’endometriosi è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale al di fuori dell’utero. Solitamente colpisce le donne in età fertile causando dolore pelvico cronico e infertilità. Può presentarsi anche in età molto giovane.

Osserviamo qualche dato: l’endometriosi affligge il 2-10% delle donne in età riproduttiva, il 30-50% delle donne infertili, e il 5 -21% delle donne che lamentano dolore pelvico cronico severo.

Il sospetto e il precoce riconoscimento, così come l’iniziare il prima possibile una terapia, contribuisce a limitare i danni della malattia.

Troppi estrogeni possono innescare l’endometriosi.

Nell’età fertile, l’ormone predominante è un estrogeno di nome 17 beta estradiolo. L’estradiolo serve all’endometrio per crescere durante il ciclo ovarico, e l’endometrio al di fuori dell’utero cresce molto più in fretta del normale. In tale contesto, il progesterone ha perso la capacità di bilanciare l’estradiolo e le cellule endometriali gli resistono. In questo modo la mucosa prolifera in maniera abnorme e l’endometriosi progredisce.

I SINTOMI E LA CURA:

L’endometriosi è una malattia eterogenea dal punto di vista di manifestazioni cliniche. Sintomi comuni includono la dismenorrea e il dolore pelvico non mestruale che può progredire in dolore cronico. La sintomatologia dolorosa è causa di stress psicologico, depressione, riduzione dello stato di benessere fisico, mentale e sociale, con ripercussioni sulla qualità di vita. Altri possibili sintomi sono la dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), dischezia (defecazione dolorosa), disuria (urinazione dolorosa) e macroematuria (sangue nelle urine), a seconda della localizzazione in altre sedi del tessuto endometriale.

Lo stato infiammatorio cronico può avere effetti sulla fertilità, poiché può causare dei danni organici sugli organi femminili (ad esempio un’occlusione tubarica) o interferire sull’impianto una volta avvenuta la fecondazione.

Non esistendo una cura definitiva, lo scopo del trattamento, in generale, è quello di ridurre il dolore, migliorare la fertilità ed evitare, una volta trattata, la ricorrenza della malattia.

Al momento la terapia farmacologica rappresenta il trattamento di prima linea, riservando l’approccio chirurgico solo a casi particolari. Le terapie ormonali sono l’approccio più comune. L’obiettivo è bloccare la mestruazione causando una menopausa iatrogena o una pseudo-gravidanza.  In generale le terapie ormonali non sono capaci di curare la malattia, ma sono in grado di controllare il dolore nel lungo termine e posporre un eventuale approccio chirurgico.

La diagnosi precoce e la giusta scelta terapeutica sono fondamentali e capaci di modificare il decorso della malattia, riconosciuta oggi come una delle malattie ginecologiche benigne che maggiormente minano la salute fisica e psicologica delle donne.

A cura della dott.ssa Franca Fruzzetti, ginecologa della Casa di Cura San Rossore